Lettera a
Joliot-Curie
Joliot,
era amaro il pane
che assaggiammo
era amaro far
giorno senza che t’importasse lavarti
e guardare il sole
era amaro far sera
e non conoscerti una stella,
era amaro far
notte senza un verso per far la croce
sul tuo guanciale
era amaro volerti
uccidere prima di finire la tua canzone
era amaro che
fosse così bella la vita e tu dover morire
perché ami la
libertà e la pace.
* * *
Abbiamo
disimparato molte cose, Joliot,
disimparato come
guizza il pesce della serenità
nei bassi fondali
del silenzio
come s’intrecciano
azzurre le vene
nelle braccia
della primavera – dimenticato,
imparando certe
cose semplici
molto semplici
molto sicure
che l’universo
incomincia dal pane
che non è giusto
che altri guadagnino il pane
e altri lo mangino
come non è giusto
fabbricare cannoni
mentre mancano
aratri – semplici cose,
può dirle anche
un ragazzo in un armonia a bocca
e un buon soldato
che ha sognato sua madre
può scuotersi dal
sonno e dirle in una tomba
e meglio ancora lo
sanno i nostri morti –
il loro silenzio
le grida ogni notte – semplici cose
- non siamo saggi,
Joliot
diciamo cose
semplici
molto semplici
che vale vivere e
morire
per la libertà e
la pace.
* * *
Joliot,
vorrei ancora
confessarti
che le sere quando
comincia il cielo a ravvisarci
e l’Orsa
Maggiore sta fuori nel cortile del silenzio
rimaniamo per ore
col dito dimenticato nell’isola del dolore
a ragionare del
mondo e dei suoi tormenti
di un libro smesso
di leggere a metà
di una canzone
interrotta a mezzo
di una canzone mai
scritta
di un pettine
rimesto solo nella casa vuota
di una macchinetta
da barba e del sapone sul lavandino
e di colui che non
ha più bisogno di radersi –
Ah, così
teneramente a ragionare del mondo
e ad adirarci
tante e poi tante volte, Joliot,
che non possiamo
più essere adirati
che non possiamo
più odiare chi ci ha fatto del male
- vedi, Joliot,
l’amore vale sempre più dell’odio –
e come ha fame la
nostra mano di stringere una mano –
di stringere anche
la mano del nemico
non perché siamo
stanchi, Joliot,
non perché han
perso i calli le nostre mani
ma perché amiamo,
come te,
la libertà e la
pace.
Ghiannis Ritsos
1909 - 1990
stralci di una più
vasta opera scritta nel 1950
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